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Domenica 10 Febbraio
2013 |
Viaggio nei castelli -
Il maniero di Rocca d'Evandro
All'interno arredi e
suppellettili: presto l'apertura al pubblico
Porte ancora chiuse aspettando il
rilancio
Il sito individuato negli
anni scorsi come «Porta del gusto»,
un punto di riferimento
dell'Alto Casertano
Ildebrando Caputi - Arroccato su un'aspra e selvaggia
rupe, il castello di Rocca d'Evandro sovrasta il centro
«storico del paese e domina l'intera valle del Garigliano.
Di proprietà comunale, e nonostante l'attuale chiusura al
pubblico degli spazi interni, l'imponente maniero merita
comunque una breve deviazione per i tanti automobilisti di
passaggio nell'area, vista la felice collocazione geografica
del sito, situato a poca distanza da importanti assi viari.
Tra i vari itinerari, da consigliare è sicuramente quello
che dalla Casilina porta a Rocca d'Evandro, pochi minuti
lungo il primo tratto di una ex statale che una volta
superato il casello A1 di S. Vittore e l'abitato del Comune
dell'Alto Casertano, costeggia il fiume con le terme di Suio,
per poi arrivare all'Appia e quindi alla costa tirrenica.
Proprio davanti al municipio, si lascia l'oggi provinciale
«Valle del Garigliano» e si seguono le indicazioni per la
parte antica del paese ed il piccolo borgo di Camino, due
chilometri di un percorso in parte tortuoso fino a
raggiungere la meta, preannunciata da un sottostante
cantiere per la realizzazione di un parcheggio. Lasciata
l'auto nei pressi di un lavatoio con sorgente (a fianco una
mini area pic-nic), ci si incammina per qualche centinaio di
metri lungo la strada di accesso - un tempo probabilmente
interamente lastricata in pietra locale - che sale verso
l'ingresso principale del castello. Il contesto
paesaggistico è davvero sorprendente, tra ulivi e la natura
del monte Camino, con il sottofondo dello scorrere poco
lontano di un torrente ed il panorama che incomincia ad
aprirsi sulla piana del cassinate. Giunti quasi alla
sommità, un cancello chiude il passo ai visitatori: nelle
vicinanze, nessuna informazione su eventuali modalità di
ingresso, soltanto la possibilità di intravedere la
prosecuzione della bella gradonata, tra cui spicca, mezzo
nascosto da un muro, un lampione dallo stile decisamente
moderno.
Per il castello di Rocca d'Evandro, dunque, dopo circa
trent'anni dall'acquisizione da parte dell'ente locale
(rilevato in stato di abbandono cui si sono susseguiti
numerosi interventi e progetti che lo hanno restituito a
memoria e simbolo della comunità) si è ancora in attesa di
un'offerta ed un utilizzo costante come l'apertura nel
week-end per visite e soggiorni, o l'organizzazione di
eventi, anche se, dopo gli ultimi lavori, novità sembrano in
arrivo per una gestione complessiva. Un maniero sicuramente
tra i più suggestivi dell'intera provincia e regione, ma
anche risorsa rimasta ancora sulla carta. Eppure da circa
otto anni - come ci segnalano in paese - all'interno della
struttura sono sistemati letti, arredi ed attrezzature per
il pernottamento e la ristorazione ottenuti
dall'amministrazione locale grazie all'individuazione del
sito da parte della regione Campania, come «Porta del Gusto»
dell'Alto Casertano. «Il mancato decollo del castello -
evidenziano un gruppo di cittadini nelle vicinanze del
palazzo municipale - nonostante i tanti anni trascorsi
dall'avvio delle opere di recupero e valorizzazione, è da
risalire probabilmente nella non eccellente visione unica e
prioritaria in fatto di interventi attuati. Non si spiega
altrimenti l'intera questione, poiché ancora aspettiamo
turismo, occupazione e le altre ricadute economiche sul
territorio legate ai vari progetti presentati».
Impegnato sul definitivo rilancio del maniero l'attuale
primo cittadino: «Fin dal nostro insediamento - sottolinea
Angelo Marrocco, Sindaco in carica dal 2009 - ci siamo
preoccupati prima di ogni cosa di una maggiore salvaguardia
e valorizzazione della struttura, avviando
contemporaneamente la costituzione di un comitato di tutela
e l'apertura di un bar, ora non più attivo. Non sono mancati
in questi anni alcuni spettacoli e concerti, l'ultimo a
Natale. Ora il prossimo atto sarà la gestione». Dall'ufficio
tecnico del Comune l'illustrazione degli ultimi interventi
attuati: «Con un finanziamento regionale di 400.000 euro -
spiegano - sotto la guida e le indicazioni della
Soprintendenza, abbiamo completato, tra l'altro, tre sale
del primo piano da destinare a convegni e manifestazioni
pubbliche, l'isolamento del terrazzo per impedire
infiltrazioni d'acqua, la posa completa degli infissi
esterni ed interni, la protezione e pulizia della parete
nord. Per quanto riguarda le visite, i gruppi possono
rivolgersi telefonicamente agli uffici comunali».
Le prospettive -
Presto la gestione sarà affidata a soggetti privati
Con l'ultimazione dei recenti lavori, sarà con ogni
probabilità affidato alla gestione di privati il castello di
Rocca d'Evandro. Acquisito al patrimonio comunale nel 1980
(per una somma di circa 90 milioni di lire), dopo i vari
interventi che si sono succeduti in questi ultimi decenni da
parte dell'amministrazione locale e della Soprintendenza
BB.AA. di Caserta con l'obiettivo del risanamento, recupero
e fruizione, sembra giunto finalmente il momento per
pianificare concretamente il futuro e l'utilizzo finale
dell'intera struttura. Tante le finalità e le possibilità di
rinascita e valorizzazione del maniero contenute nei
progetti presentati in questo lungo periodo dal Comune
dell'Alto Casertano, a cominciare da sede universitaria e
centro direzionale, spazio museale ed espositivo, convegni e
servizi. E poi foresteria, ristorante, polo per la
promozione dei prodotti enogastronomici dell'area. «Già in
uno dei prossimi consigli comunali - anticipa l'attuale
primo cittadino di Rocca d'Evandro, Angelo Marrocco -
affronteremo l'importante questione della gestione del
castello. Stiamo predisponendo un regolamento per
l'affidamento, tramite un bando pubblico, dell'importante
sito a privati. Siamo convinti che questa sia la strada più
idonea per il rilancio e l'utilizzo ottimale della
struttura». Previsti anche altri interventi ed ulteriori
possibili finanziamenti: altre richieste inoltrate alla
regione Campania riguardano, tra l'altro, la sistemazione
degli spazi d'accesso ed il recupero del sentiero che dal
centro storico conduce al maniero.
il.cap.
La storia - Una
fortezza al centro di contese per la sua posizione
strategica
Federico Marazzi - Al mitico re di Arcadia che
signoreggiava sul Palatino al tempo in cui sbarcò Enea esule
da Troia sarebbe piaciuto estendere i propri domini così
tanto verso il sud, da raggiungere la valle del Garigliano e
legare il proprio nome a quella terra, in ricordo del suo
passaggio. Ma i guerrieri di Evandro non si spinsero mai
così lontano dalle loro terre e resta così il mistero del
nome dell'antico re legato al piccolo paese, asserragliato
su una rupe, che fronteggia Montecassino e domina il fiume
che separa oggi il Lazio dalla Campania.
In realtà, il mistero è di facile
risoluzione, perché Evandro e gli altri eroi dell'Eneide con
il paese di Rocca d'Evandro e con il suo castello non
c'entrano proprio nulla e questo nome o il risultalo di una
tipica deformazione pseudo erudita, avvenuta in tempi
moderni, del vero toponimo medievale - Rocca de Vandra - che
identificava questo borgo sin da quando era comparso sulla
scena della storia.
Intorno al Mille il Garigliano era, come lo è oggi, un fiume
che marcava una frontiera. Sul lato laziale, da più di due
secoli l'abbazia di Montecassino aveva il cuore dei suoi
possedimenti; l'altra sponda apparteneva ai principi
longobardi di Capua, anche se in quel lembo di terra ai
piedi del vulcano del Roccamonfina il loro potere era
piuttosto indiretto e mediato da quello dei conti di Teano.
Ma per i monaci quello sperone di roccia al di là del fiume
era di vitale importanza, perché permetteva loro di
controllare meglio i traffici che usavano la via d'acqua per
spostare merci dall'abbazia al mare. Ecco che allora, nel
1022, l'abate Teobaldo si fece assegnare dall'imperatore
Enrico II il «castellum Bandra» che si andava così ad
aggiungere ad un'altra Bandra, detta «monacisca», situata
poco distante, su una bassa collina al di là del fiume
Peccia, che l'abbazia possedeva già da qualche decennio. In
questo modo, Montecassino assicurava al proprio controllo
gli snodi decisivi delle confluenze del Liri con il Gari e,
poco più a valle, del neonato Garigliano con il torrente
Peccia.
Enrico II era tedesco, e la sua ammirazione per l'antica
abbazia cassinese non gli permise di capire che, affidando
Rocca d'Evandro ai monaci avrebbe scatenato le ire dei conti
di Teano, spalleggiati dai principi di Capua, che si
tradussero in venti anni di scontri per il possesso di
questo castello. Non a caso, le fonti dell'epoca lo chiamano
anche con il nome di «Bandra comitalis», e cioè Bandra «del
conte», in riferimento al fatto che i suoi originari signori
erano proprio i conti di Teano. Alla fine l'abbazia ebbe la
meglio e la fortezza divenne, attraverso varie vicende, una
delle principali roccaforti della signoria cassinese,
rimanendo in loro possesso sino agli inizi del XIII secolo.
Nel 1220, infatti, Federico II pretese che la rocca gli
fosse consegnata. A quel periodo risale probabilmente il
nucleo più antico delle poderose fortificazioni che ancora
oggi si elevano sul cocuzzolo che domina l'abitato, anche
se,non è da escludere che il grande torrione rettangolare
che si protende verso l'esterno, sul lato di sud-ovest,
rispetto alla cortina del muro di cinta, possa risalire al
secolo precedente e quindi essere attribuibile già all'opera
dei Cassinesi. I monaci conservarono solo la giurisdizione
spirituale sull'abitato, mentre la fortezza alla fine del
Medioevo divenne appannaggio di importanti famiglie nobili,
come i Fieramosca e i Monforte. Tra la fine del Quattrocento
e il secolo successivo essa raggiunse l'aspetto che la
caratterizza ancora oggi, con la costruzione del torrione
circolare che la difende sul lato est, mentre la corte
interna fu ingentilita sul lato nord da un porticato
sovrastato da un loggiato. Come è avvenuto in molti altri
casi, il castello si trasformò progressivamente in un
palazzo e molte sale interne furono ingrandite ed abbellite
da pitture.
Questo bellissimo maniero che presidia l'estremo
settentrione della Campania è diventato patrimonio del
Comune all'inizio degli anni '80.
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