Giovedì 24 Marzo 2011

 

Settimio Testa, nato a Rocca d'Evandro in località

Mortola nel 1911, è uno dei 335 martiri delle Fosse Ardeatine.

 

Il sito “roccadevandro.net”, in occasione del 67° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, intende commemorare un cittadino di Rocca d’Evandro che fu vittima della rappresaglia tedesca il 24 marzo 1944. L'eccidio delle Fosse Ardeatine è il massacro compiuto a Roma dalle truppe di occupazione della Germania nazista ai danni di 335 civili e militari italiani, come atto di rappresaglia in seguito a un attacco partigiano contro le truppe germaniche avvenuto il giorno prima in via Rasella e che portò alla morte di 33 militari. Il comando nazista decise di fucilare 10 ostaggi per ogni tedesco ucciso. Per un errore di conteggio ne furono uccisi 5 in più! Per l’efferatezza e per le tragiche circostanze che portarono al suo compimento, l'alto numero di vittime è diventato l'evento simbolo della rappresaglia nazista durante il periodo dell'occupazione. Tra i 335 Martiri Ardeatini, di età compresa tra i 15 ed i 78 anni, c'è anche un cittadino di Rocca d'Evandro: è Settimio Testa. Settimio nasce a Rocca d'Evandro in località Mortola il 3 Marzo 1911 da Michelangelo e Teresa Di Iorio. Viene arrestato dai tedeschi il 20 Gennaio 1944 nella sua casa colonica di Mortola dove vive con la moglie Saveria Dei Ceci e la figlioletta Michelina.
 

Dalle testimonianze dei suoi familiari sembra che Settimio Testa, per sfuggire ai frequenti rastrellamenti dei tedeschi, sia stato costretto a rimanere nascosto per alcune settimane su una grande quercia non lontano dalla sua casa. Solo di notte, dopo essersi assicurato che non c'erano nazisti nelle vicinanze, riusciva a rientrare in casa per stare insieme alla sua famiglia. Ma la sera del 20 Gennaio 1944, all’arrivo improvviso dei tedeschi, Settimio che trovavasi in casa e impossibilitato ad uscire, ebbe solo il tempo di infilarsi sotto ad un letto sostenendosi alle assi di legno. I tedeschi dopo aver preso un po' di legumi e qualche tozzo di pane ed essersi accertati che in casa, oltre a Saveria e a sua figlia Michelina, non vi fosse alcun uomo, decisero di andare via. Per puro caso uno di loro si insospettì per aver scorto un cappello appoggiato su una sedia. Alla precisa domanda di chi fosse il cappello, Saveria precisò essere suo; sfortunatamente nessuno di loro le credette e, dopo un accurato controllo, scoprirono il nascondiglio improvvisato di Settimio.

La casa colonica di Mortola,

nei pressi del fiume Garigliano,

dove viveva Settimio Testa


Il 23 Gennaio, condotto nel carcere di Regina Coeli a Roma, fu sottoposto ad estenuanti interrogatori perchè ritenuto dai tedeschi una spia al servizio degli alleati. Dalla copia del processo Kappler (pubblicato sul libro "Le Fosse Ardeatine - Geografia del dolore" a cura dell'A.N.F.I.M.) che si è svolto presso il Tribunale Militare di Roma dal 20 luglio 1948 al 19 dicembre 1953, si evince che Settimio Testa era incluso nella lista delle 154 persone a disposizione dell'Aussen-Kommando sotto inchiesta di polizia. Nello stesso libro viene riportato, altresì, che Settimio Testa risultava appartenente al Partito Comunista Italiano. Stranamente, il Ministero della Difesa ha inserito il Testa nella lista dei caduti militari nati o residenti a Rocca d'Evandro, poichè, secondo le informazioni ottenute probabilmente dai verbali del suddetto processo, lo stesso avrebbe fatto parte di un Reparto delle Formazioni Partigiane. Ma i familiari di Settimio Testa smentiscono nella maniera più assoluta che il loro familiare fosse stato iscritto al Partito Comunista e che sarebbe appartenuto a Formazioni Partigiane. In realtà Settimio Testa era un semplice contadino che ebbe la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

 

I tedeschi, spinti dall’odio e dalla rabbia per la strage di via Rasella, non procedettero verosimilmente ad adeguate indagini, preferendo prelevare le future vittime tra i detenuti del carcere romano di Regina Coeli. In tal modo, presso le Fosse Ardeatine, furono trucidati innocenti cittadini. Le Fosse Ardeatine, antiche cave di pozzolana site nei pressi della via Ardeatina, vennero scelte quale luogo dell'esecuzione perché ben si prestavano ad occultare i cadaveri degli uccisi. Esse sono diventate un monumento a ricordo dei fatti e sono oggi visitabili. E’ proprio di questi giorni, alla vigilia dell’anniversario della strage, la notizia che sono state identificate, dai Carabinieri del Ris, altre 2 vittime tramite l’esame del D.N.A. Settimio Testa, per la triste vicenda che lo ha visto coinvolto, può a giusto titolo essere considerato un “eroe per caso”. L’Amministrazione Comunale di Rocca d’Evandro, nella predisposizione della Toponomastica, ben farebbe ad intestare una via o una piazza a Settimio Testa “mortolano roccavandrese trucidato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944”.
 

Giuseppe Giovini - © www.roccadevandro.net

Fotografie © G. Giovini

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