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Domenica 3 Ottobre
2010 |
Garigliano - Consegnato il cemento per la struttura che
accoglierà i rifiuti radioattivi
Deposito nucleare, via ai
lavori
Dopo
un lungo periodo di polemiche e contestazioni sono partiti
ufficialmente i lavori di costruzione del controverso
deposito D1 all'interno dell'area che ospita l'impianto
elettronucleare del Garigliano. Ieri mattina le betoniere
della ditta «Calcestruzzi Rosato» di Santi Cosma e Damiano
supportate dai Carabinieri delle varie stazioni locali,
hanno trasportato il materiale edile da Gaeta fin dentro i
cancelli della Centrale nucleare nel Comune di Sessa
Aurunca. Servirà per innalzare il colosso di circa 10 mila
metri cubi in cemento armato adibito allo stoccaggio
temporaneo di rifiuti radioattivi di seconda categoria.
In sostanza, saranno messi in sicurezza oltre 3mila fusti
contenenti materiale contaminato prodotto nell'impianto
nucleare. Secondo alcune fonti pare che gli operai abbiano
già avviato il processo di palificazione in cemento per
costruire le fondamenta dell'edificio. I lavori - così come
riportato nel bando di gara - interessano un'area libera
adiacente alla stazione elettrica ed all'edifico Ex-Diesel a
poche centinaia di metri dall'enorme cupolone, ma sempre
all'interno del vasto impianto.
La costruzione del D1 rappresenta uno dei punti fondamentali
e forse anche più dibattuti circa l'attività di
decomissioning affidata dal 1999 alla Sogin. La società del
gruppo Enel dovrà infatti smantellare la vecchia Centrale
dismessa del Garigliano mettendo in sicurezza tutte le parti
che ancora presentano determinati livelli di radioattività e
quindi nocivi per l'uomo e per l'ambiente. Ma è solo grazie
ad un'ordinanza firmata nel 2006 dal Commissario
straordinario Carlo Jean che la Sogin riceve il via libera
per la realizzazione del famoso deposito temporaneo. I
contenitori raccolti al suo interno saranno trasferiti solo
in un secondo momento direttamente nel deposito nazionale la
cui sede resta ancora un'incognita. Un passaggio
quest'ultimo che preoccupa l'intera popolazione al confine
regionale tra il Lazio e la Campania.
L'incubo è che il temuto deposito nazionale possa essere
individuato nel sito stesso del Garigliano nel quale
confluirebbero appunto i fusti contaminati da tutta
l'Italia. Non a caso negli ultimi mesi sono stati numerosi
gli incontri e le manifestazioni congiunte organizzate da
Sindaci, associazioni e cittadini per scongiurare questa
sconcertante ipotesi. Sicuramente un atto simbolico è
rappresentato dal documento siglato lo scorso gennaio da
tutti i Sindaci del sud pontino nel quale hanno espresso
l'assoluta contrarietà alla trasformazione della Centrale
nucleare del Garigliano in un deposito nazionale di scorie
radioattive.
Osvaldo Marchese
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