Rocca d'Evandro – "Usi obbedir tacendo e tacendo morir" è
uno dei due motti (l'altro è il celeberrimo "Nei secoli
fedeli") che sin dalla sua nascita contraddistingue l'Arma
dei Carabinieri ed il Brigadiere Capo Bruno D'Errico, nato a
Rocca d'Evandro il 15 dicembre 1955, fedele a tale motto non
ha detto a nessuno dell'atto di eroismo che lo ha visto
coinvolto a Nassiriya il 17 agosto 2004, durante il quale, a
sprezzo della propria vita e con grande coraggio, sangue
freddo, determinazione, fatto segno da cruento fuoco di
terroristi iracheni, riusciva a salvare la vita dei propri
colleghi che con lui erano impegnati nelle normali attività
loro assegnate nel corso della missione di peacekeeping
"Antica Babilonia". Ma la notizia non è passata inosservata
in città ed il sindaco Cavaliere Domenicano (42 anni di
servizio nell'Arma CC) ha subito fatto affiggere un
manifesto di plauso e conta, quest'estate, non appena il
Brigadiere tornerà a trovare il papà Giovanni, residente
nella frazione Cocuruzzo, la sorella Assunta ed i fratelli
Giancarlo (anch'egli nell'Arma con il grado di Maresciallo),
Pasquale della Polizia Penitenziaria ed Antonio ex
dipendente delle Poste, di organizzare una cerimonia che
coinvolga tutta la città. Il Generale Comandante dell'Arma
dei Carabinieri, Gianfranco Siazzu, appena messo a
conoscenza dell'eroico comportamento del Brigadiere Bruno
D'Errico, lo ha proposto al Capo dello Stato Giorgio Napolitano, per la concessione della Medaglia d'Argento al
Valore dell'Arma dei Carabinieri, che è stata pubblicata
sulla G.U. nr. 111 del 13 maggio scorso. Il Brigadiere Capo
D'Errico, il 17 agosto 2004, era addetto alla squadra del
Battaglione MSU, inquadrato nell'Italian Joint Task Force
IRAQ nell'ambito della missione "Antica Babilonia", che
operava in un territorio caratterizzato da elevatissimo
rischio e contraddistinto da intensa conflittualità.
Tuttavia, il brigadiere capo D'Errico assolveva le sue
funzioni con spiccata professionalità, coraggio,
elevatissimo senso del dovere e non comuni capacità
organizzative. Quel giorno la pattuglia di Carabinieri dell'MSU
veniva fatta segno di proditorio, reiterato e cruento
scontro a fuoco con miliziani rivoltosi, al quale replicava
coraggiosamente con le armi in dotazione contribuendo, così,
a salvaguardare l'incolumità degli altri commilitoni e
riuscendo ad effettuare in sicurezza il ripiegamento
dell'intero dispositivo. La sua somma perizia e
l'eccezionale coraggio evidenziati nell'occasione,
contribuivano a realizzare gli obiettivi della rischiosa
operazione militare, riscuotendo l'unanime plauso degli
organismi internazionali ed esaltando il prestigio
dell'Italia e dell'Arma dei Carabinieri anche all'estero.
Siamo convinti che anche il sindaco della cittadina
dell'alto casertano saprà premiare questo valoroso figlio di
Terra di Lavoro e di portarlo ad esempio alle giovani
generazioni che, pare, sappiano fare solo i "bulli".
Nunzio De Pinto |
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