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19 Dicembre 2007

 

Ogni settimana il Corriere Italiano vi propone, attraverso questa rubrica, il profilo di

una o più persone della nostra comunità con l'intenzione di farvi scoprire

 le loro vicende personali, le loro esperienze e le loro affermazioni professionali.

Rocco Di Zazzo: il costruttore dalla grande vitalità

 

Intervista di Cono Giardullo ----------------------------------

 

Rocco Di Zazzo nasce a Rocca d'Evandro, provincia di Caserta il 28 agosto 1939. Frequenta la scuola elementare e le scuole "secondarie" in Italia e nel 1958 emigra in Canada.

 

Quali sono stati i sentimenti alla partenza?

 

"La vita in paese era tranquilla, ma fin troppo noiosa per me, avevo 18 anni ed ero pieno di sogni, non vedevo l'ora di partire, forse quella forza scomparve un po' con le prime nevi invernali, ma poi ci si è fatta l'abitudine". Rocco lavorò prima come lavapiatti in un ristorante poi in un'azienda che costruiva lampade, successivamente lavorò con dei famosi appaltatori, i Donolo e i Molina, che costruirono l'ospedale Santa Cabrini. Nel 1966 ottenne il primo appalto personale per la costruzione di una piccola scuola, e si mise in proprio.

 

Quali sono stati i progetti più importanti?

 

Il signor Di Zazzo, a 68 anni, affronta l'intervista col fare di chi ha trascorso solo una breve parte della sua vita e che è ben lontano dal ritirarsi. Infatti, comincia: "Sono ancora pieno di idee per il futuro, nella mia vita fino ad ora ho costruito di tutto, ho avuto appalti per conto del governo, il centro sportivo Sophie Barat, la Maison de la Culture a Cote des Neiges, decine di ospizi, case di lusso e condomini, forse il più grande progetto è stato quello dell' Istituto Biotecnologico di Montreal costruito a metà degli anni Ottanta".

 

Quali sono i nuovi progetti in cantiere e a cosa dedica tutta questa vitalità?


"Ora l'interesse è rivolto alla progettazione del quartiere del "nuovo Saint Laurent", che si estenderà su una superficie di 20 milioni di p.q. con case lussuose ma anche edifici condominiali. Sono stati inseriti nel progetto 5 parchi ed esiste un campo da golf che per metà è di mia proprietà sul quale cominceremo dal 2009 un nuovo sviluppo residenziale".

 

L'impegno di Rocco per la comunità cominciò appena arrivato in Canada, quando portò avanti le lotte per i servizi sanitari per gli italiani, e fu tra gli organizzatori della festa che celebrava il centenario dell'unificazione italiana.

 

Al di fuori del suo lavoro, a quali attività partecipa?

 

"Faccio parte di molte associazioni a scopo benefico. Sono membro fondatore della Federazione delle Associazioni Italiane poi divenuta Congresso Nazionale degli italo-canadesi. Creai nel 1975 un club di calcio semi professionistico, i Castori, antenati dell' Impact. Faccio anche parte del CIBPA dagli anni Settanta e nel 2003 mi sono impegnato in prima linea per la questione di Rai International. Per 5 anni ho portato avanti la serata di beneficenza per il Santa Cabrini che ha riscosso più di 200mila dollari l'anno e da due anni partecipo all'organizzazione del torneo di golf con la Fondazione dell'ospedale Sacre Coeur che ha permesso la raccolta di 300.000 dollari all'anno".

Il suo legame con la Madrepatria?

 

Mi sento perfettamente italiano, anche se il passaporto lo persi negli anni Settanta e non sono più riuscito a riacquistarlo, ed è questo un problema generalizzato che dovrebbe esser messo in luce, un desiderio che mi è rimasto nel cuore, e l'idea di dover riacquistare la cittadinanza attraverso la burocrazia non mi piace, quella cittadinanza è mia per diritto di nascita".

 

Si, ma tanti non la pensano come lei, hanno forti risentimenti nei confronti dell'Italia che li ha scacciati.

 

Rocco deve farsi animo per trattenere la commozione e non adirarsi: "Me ne sono andato dall'Italia perché volevo far qualcosa della mia vita e la nostra situazione nel dopoguerra non lo permetteva, ma per l'Italia provo solo amore, è come una mamma che mi ha dato il suo latte per farmi crescere, per farmi apprendere qualcosa, anche se il latte era poco, un figlio dovrebbe comunque apprezzarlo".

 

E come trascorre il tempo libero?


"Beh mi divido tra i miei undici splendidi nipoti e il mio ultimo figlio di 8 anni e mezzo con la mia giovane moglie, gioco a golf e per circa 15 anni ho vissuto nel mondo delle corse di cavalli, ma di recente, ho dovuto un po' mollare". E' davvero impressionante la forza d'animo di questo signore che non ha mai perso di vista i problemi della comunità e che nel suo repertorio ha in serbo ancora tanti progetti e tanta voglia di fare. Se le nuove generazioni saranno disposte ad ascoltarlo, non ne potranno trarre che benefici.

 

 

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