Ciociaria Oggi |
Mercoledì 9
Maggio 2007
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Solenne celebrazione dell'Abate Vescovo D'Onorio per
ricordare la figura esemplare
San Rocco
patrono primario
Alle centinaia di fedeli presenti è
stata elargita l'indulgenza plenaria
«San Rocco, un esempio di coraggio, di amore a Cristo e al prossimo». La sua
disponibilità, la vita esemplare, la donazione al povero e all'indifeso
hanno trasformato la vita di un giovane, appartenente alla nobiltà francese
di Montpellier, in un uomo che ha solcato i confini degli Stati per
affermare la bellezza della vita cristiana. A questo «esempio di umiltà» il
padre abate di Montecassino, vescovo della diocesi, ha dedicato la Solenne
Celebrazione di ieri pomeriggio, proclamandolo patrono principale di Rocca
d'Evandro. Centinaia di fedeli ed autorità civili si sono radunati nella
piazza per assistere all'evento.
Dalla terra francese, a metà del XIV secolo poco più che ventenne il giovane
Rocco lascia ogni bene e veste l'abito del pellegrino. Parte per Roma e da
quel momento inizia a dedicarsi all'assistenza di tutti i fratelli
sofferenti, di quanti incontra in ogni angolo del suo nuovo itinerario della
fede. Rivolge il suo sguardo semplice ai poveri, agli appestati, ai malati
terminali, guarendone molti.
La sua fama di taumaturgo si diffonde, poi gli episodi di Piacenza lo
costringono ad una dolorosa degenza. Resta solo in un bosco dove verrà
salvato da un cane che, ogni giorno, gli porterà la sua compagnia e - in
dono - un pezzo di pane. La sua storia è ricca di particolari curiosi, gesti
che rivelano la sua natura al servizio del Bene Supremo, una vita esemplare
che ha sempre affascinato gli abitanti della comunità di Rocca d'Evandro, a
loro che si radunavano in una preghiera fervente e accesa ha regalato i suoi
miracoli. Ieri, per ricordare la predilezione del giovane Santo per questo
luogo sono scesi tutti in piazza, nel centro storico alle spalle della
Chiesa di Santa Maria Maggiore.
Dal palco, trasformato in uno splendido altare, il vescovo diocesano ha
ripercorso la trama di una vita «diventata "santa" perché corrispondente al
Vangelo, declinato in ogni aspetto della Sua esistenza. San Rocco, da
giovane non sentì il richiamo di una vita agiata come la sua condizione
poteva favorirgli ma scelse di seguire Gesù. Dove c'era da assistere o da
aiutare San Rocco era lì, dove c'era da guarire San Rocco era lì, dove c'era
da mettere pace o da sostenere fratelli e sorelle San Rocco era lì, animato
solo dal Vangelo e dalla Croce di Cristo».
L' «esempio di umiltà» e la devozione popolare della cittadina casertana
hanno spinto l'Abate Vescovo, don Bernardo D'Onorio, a costituire Patrono di
Rocca d'Evandro San Rocco Confessore "con i privilegi liturgici inerenti
alla annua solennità". Ricorreva ieri infatti il terzo centenario dal
prodigioso evento dell'8 maggio del 1707 quando nella Chiesa Parrocchiale
del luogo si vide dal ginocchio della veneranda statua del Santo sgorgare
una manna miracolosa. Il "signum Dei" ha incoraggiato il popolo nella sua
fede, ha tracciato la rotta della riconoscenza e della preghiera assidua.
Alle decine e decine di fedeli che affollavano la piazza il vescovo D'Onorio
ha voluto ricordare che la sequela in Cristo deve essere tenace, non
arrendevole alle prime difficoltà perché «Lui non si accontenta di poco - ha
affermato dal palco - dei "qualche volta", dei "fino ad un certo punto".
Gesù vuole amore, totalità della persona, coerenza di vita.
La fede in Gesù, senza le opere di vita cristiana, di carità e di
benevolenza, risulta nulla. San Rocco nella sua povertà e nella sua umiltà
di pellegrino è stato un protagonista di Cristo e del Vangelo. Egli, questa
sera, ci invita ad essere protagonisti della nostra fede, ad impegnarsi da
cristiani ovunque: nella famiglia, nella scuola, nella società, verso il
prossimo, nella politica, per lo sviluppo e il benessere della nostra Rocca
d'Evandro».
Un invito finale a seguire questo esempio illuminato, a desiderare
l'imitazione di San Rocco in opere e comportamenti, umili e rispettosi. Al
termine della celebrazione, ai presenti è stata elargita l'indulgenza
plenaria mentre al sindaco Carmine Domenicano è stata consegnata una copia
dei documenti che attestano il miracolo conservati nel prezioso archivio di
Montecassino. Una lunga processione si è poi snodata dal centro storico per
le strade cittadine... una scia di devozione che percorre tre secoli.
UN ESEMPIO DI SANTITA' |
«Doveva essere quest'ora, l'ora dell'Ave Maria quando dalla statua di San
Rocco, portata in processione, cominciò ad uscire dalla gamba sinistra un
liquido miracoloso che fece cessare le continue piogge, la peste ed altre
malattie. Un vero prodigio del Signore operato attraverso la potente
intercessione di San Rocco che da tutti - con fede con digiuni e penitenza -
veniva invocato. E oggi a distanza di 300 anni siamo qui a ricordare lo
straordinario e miracoloso evento della manna uscita dalla gamba della
statua, ma siamo soprattutto qui a festeggiare un Santo, cioè un santo che
nella vita visse con radicalità il Vangelo di Gesù, a ricordare oggi a noi
che la santità è possibile». Con queste parole ha parlato al popolo l'abate
di Montecassino ieri pomeriggio. «Cos'è la santità? Carissimi fedeli di
Rocca d'Evandro, la santità non è qualcosa di astratto o di
lontano. La santità è costituita e fatta da una vita corrispondente al
Vangelo di Gesù, in tutti i suoi aspetti ed espressioni».
Così, il vescovo della diocesi di Montecassino ha voluto sottolineare con
grande efficacia il valore "storico" del momento che si stava celebrando e
proclamare Patrono Primario quel Santo che ha regalato alla cittadina il
miracolo della sua vicinanza.
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Katia Valente
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