1707-2007

III Centenario del

Miracolo di S. Rocco

 

 

Ciociaria Oggi Mercoledì 9 Maggio 2007

 

Solenne celebrazione dell'Abate Vescovo D'Onorio per ricordare la figura esemplare
San Rocco patrono primario
Alle centinaia di fedeli presenti è stata elargita l'indulgenza plenaria

«San Rocco, un esempio di coraggio, di amore a Cristo e al prossimo». La sua disponibilità, la vita esemplare, la donazione al povero e all'indifeso hanno trasformato la vita di un giovane, appartenente alla nobiltà francese di Montpellier, in un uomo che ha solcato i confini degli Stati per affermare la bellezza della vita cristiana. A questo «esempio di umiltà» il padre abate di Montecassino, vescovo della diocesi, ha dedicato la Solenne Celebrazione di ieri pomeriggio, proclamandolo patrono principale di Rocca d'Evandro. Centinaia di fedeli ed autorità civili si sono radunati nella piazza per assistere all'evento.
Dalla terra francese, a metà del XIV secolo poco più che ventenne il giovane Rocco lascia ogni bene e veste l'abito del pellegrino. Parte per Roma e da quel momento inizia a dedicarsi all'assistenza di tutti i fratelli sofferenti, di quanti incontra in ogni angolo del suo nuovo itinerario della fede. Rivolge il suo sguardo semplice ai poveri, agli appestati, ai malati terminali, guarendone molti.
La sua fama di taumaturgo si diffonde, poi gli episodi di Piacenza lo costringono ad una dolorosa degenza. Resta solo in un bosco dove verrà salvato da un cane che, ogni giorno, gli porterà la sua compagnia e - in dono - un pezzo di pane. La sua storia è ricca di particolari curiosi, gesti che rivelano la sua natura al servizio del Bene Supremo, una vita esemplare che ha sempre affascinato gli abitanti della comunità di Rocca d'Evandro, a loro che si radunavano in una preghiera fervente e accesa ha regalato i suoi miracoli. Ieri, per ricordare la predilezione del giovane Santo per questo luogo sono scesi tutti in piazza, nel centro storico alle spalle della Chiesa di Santa Maria Maggiore.
Dal palco, trasformato in uno splendido altare, il vescovo diocesano ha ripercorso la trama di una vita «diventata "santa" perché corrispondente al Vangelo, declinato in ogni aspetto della Sua esistenza. San Rocco, da giovane non sentì il richiamo di una vita agiata come la sua condizione poteva favorirgli ma scelse di seguire Gesù. Dove c'era da assistere o da aiutare San Rocco era lì, dove c'era da guarire San Rocco era lì, dove c'era da mettere pace o da sostenere fratelli e sorelle San Rocco era lì, animato solo dal Vangelo e dalla Croce di Cristo».
L' «esempio di umiltà» e la devozione popolare della cittadina casertana hanno spinto l'Abate Vescovo, don Bernardo D'Onorio, a costituire Patrono di Rocca d'Evandro San Rocco Confessore "con i privilegi liturgici inerenti alla annua solennità". Ricorreva ieri infatti il terzo centenario dal prodigioso evento dell'8 maggio del 1707 quando nella Chiesa Parrocchiale del luogo si vide dal ginocchio della veneranda statua del Santo sgorgare una manna miracolosa. Il "signum Dei" ha incoraggiato il popolo nella sua fede, ha tracciato la rotta della riconoscenza e della preghiera assidua. Alle decine e decine di fedeli che affollavano la piazza il vescovo D'Onorio ha voluto ricordare che la sequela in Cristo deve essere tenace, non arrendevole alle prime difficoltà perché «Lui non si accontenta di poco - ha affermato dal palco - dei "qualche volta", dei "fino ad un certo punto". Gesù vuole amore, totalità della persona, coerenza di vita.
La fede in Gesù, senza le opere di vita cristiana, di carità e di benevolenza, risulta nulla. San Rocco nella sua povertà e nella sua umiltà di pellegrino è stato un protagonista di Cristo e del Vangelo. Egli, questa sera, ci invita ad essere protagonisti della nostra fede, ad impegnarsi da cristiani ovunque: nella famiglia, nella scuola, nella società, verso il prossimo, nella politica, per lo sviluppo e il benessere della nostra Rocca d'Evandro».
Un invito finale a seguire questo esempio illuminato, a desiderare l'imitazione di San Rocco in opere e comportamenti, umili e rispettosi. Al termine della celebrazione, ai presenti è stata elargita l'indulgenza plenaria mentre al sindaco Carmine Domenicano è stata consegnata una copia dei documenti che attestano il miracolo conservati nel prezioso archivio di Montecassino. Una lunga processione si è poi snodata dal centro storico per le strade cittadine... una scia di devozione che percorre tre secoli.

 

UN ESEMPIO DI SANTITA'

«Doveva essere quest'ora, l'ora dell'Ave Maria quando dalla statua di San Rocco, portata in processione, cominciò ad uscire dalla gamba sinistra un liquido miracoloso che fece cessare le continue piogge, la peste ed altre malattie. Un vero prodigio del Signore operato attraverso la potente intercessione di San Rocco che da tutti - con fede con digiuni e penitenza - veniva invocato. E oggi a distanza di 300 anni siamo qui a ricordare lo straordinario e miracoloso evento della manna uscita dalla gamba della statua, ma siamo soprattutto qui a festeggiare un Santo, cioè un santo che nella vita visse con radicalità il Vangelo di Gesù, a ricordare oggi a noi che la santità è possibile». Con queste parole ha parlato al popolo l'abate di Montecassino ieri pomeriggio. «Cos'è la santità? Carissimi fedeli di Rocca d'Evandro, la santità non è qualcosa di astratto o di lontano. La santità è costituita e fatta da una vita corrispondente al Vangelo di Gesù, in tutti i suoi aspetti ed espressioni».
Così, il vescovo della diocesi di Montecassino ha voluto sottolineare con grande efficacia il valore "storico" del momento che si stava celebrando e proclamare Patrono Primario quel Santo che ha regalato alla cittadina il miracolo della sua vicinanza.

 

Katia Valente

 

 

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