N. 8 - 20 Novembre 2005

 

ALLA RICERCA DI ANTICHI MESTIERI: LU SCARPARU

 

Falegnami, sarti, ciabattini, fabbri, muratori, tessitrici, maniscalchi, frantoiani, carbonai hanno fatto, nel tempo, la storia artigianale di Rocca d'Evandro. A conduzione spesso individuale o familiare, l'attività era localizzata nei Centri di Camino e di Cocuruzzo e soprattutto nel Centro Storico di Rocca, sede del Municipio, delle Poste, della Caserma dei Carabinieri, della Farmacia, di studi medici e di negozi di alimentari, tra cui spiccavano le macellerie, il bar in Piazza Fanelli e la Cantina denominata "lu puzzu".
Una lunga tradizione che trova punti di riferimento nell'XI secolo allorquando, attorno ai Centri e al Castello si svolgeva una fiorente attività artigianale, di contorno a quelle giudiziarie ed amministrative. Queste ultime erano organizzate a forma piramidale con a capo il Rector e come punto di riferimento i Coloni o Rustici dediti alla coltivazione della terra, i Milites e i Mediocres (in genere borghesi : medici e avvocati) e gli Artigiani rientranti nel Populus. Da un censimento fatto nel 1817 sulla popolazione comunale risulta che essa contava 1817 anime : c'erano 11 sacerdoti e 1697 persone (possidenti : 193 - arti liberali : 11 - agricoltori : 636 - artigiani e domestici : 21). In verità c'è da presumere che le attività artigianali dovessero essere molte di più in quanto sul territorio comunale erano praticati altri utili mestieri, quali la mulitura dei cereali per la presenza di vari mulini azionati dai corsi d'acqua, nelle località Camino, Campolongo (mulino Ciaraldi) e Cocuruzzo, il fiume Peccia per la piana di Rocca (mulino Coppola).
Arturo Fascione, 91 anni, abitante da sempre in Rocca d'Evandro-Centro Storico, lucido trasmettitore di vecchie notizie, per decenni calzolaio ovvero "scarparu", appoggiato sul muro del Torrione e con lo sguardo rivolto alla piana del Garigliano, all'abbazia di Montecassino e ai monti delle Mainarde, opera una amara constatazione sui tempi che furono e sulla realtà odierna, sulle trasformazioni epocali dovute alle continue invenzioni, sulla popolazione in decremento demografico e sul fatto che nel Centro Storico le persone anziane sono più numerose di quelle attive. Forse per il ricordo incancellabile del suo vecchio mestiere di "scarparu" riflette sui giovani che non amano i lavori di una volta e che, invece, potrebbero essere ancora fonte di reddito. Tra l'altro, dice "... sul territorio comunale esiste oggi un solo falegname, pochi muratori, non vi è più un sarto, per solare le scarpe bisogna andare a Cassino....e pensare che nel solo Centro Storico di Rocca d'Evandro, tra il 1930 e il primo decennio del dopoguerra, vi erano 7 falegnami, 4 sarti, una ventina di calzolai, e poi 3 barbieri, 2 cantine, 3 macellerie; decine e decine di ragazzi apprendisti frequentavano le botteghe o erano al seguito dei vari artigiani. Fino agli anni '60, quando ancora non era stato ripristinato il mercato settimanale del martedì, la domenica in Piazza Fanelli e qui sul Torrione si svolgeva un vero e proprio mercato e vi era una grande affluenza di persone che dalla campagna venivano al Centro Storico per fare le ordinazioni dei lavori o per parlare con gli artigiani". Vita vissuta, storie e storielle circa le attitudini e la bravura dei Maestri Artigiani, scorci di vita dei giovani apprendisti che dall'intero territorio roccavandrese ed anche dalle zone circostanti ogni giorno, a piedi e in ogni stagione, si recavano al lavoro, sono state dette e ridette dai protagonisti ma la fretta, la sbadataggine e la falsa consapevolezza che tutto è eterno hanno impedito, anche a chi scrive, di raccoglierle e di consegnarle alla memoria futura.

Quei Maestri Artigiani sono scomparsi nei primi anni del dopoguerra, degli Apprendisti diventati essi stessi insigni Artigiani pochi sono in vita ed alcuni impossibilitati a trasmettere le esperienze vissute.
Giovanni, prossimo a 94 anni, per lungo tempo "scarparu", dice: "...andare al Centro Storico ogni giorno dalla campagna, a piedi e in gruppo, con qualsiasi temperatura, era faticoso ma lo facevamo con entusiasmo e con amore..., e poi che soddisfazione ho provato quando ho aperto bottega a Selvone di Cassino e a Campolongo!". Dai ricordi ad un appello per il futuro degli antichi mestieri.. "I Mastri, accompagnati dai giovani apprendisti, nel corso della settimana, si recavano anche presso le agitazioni private per svolgere le loro mansioni...tutto ciò è scomparso e non credo che possa ritornare, a meno che qualcosa di concreto si faccia per i Centri Storici e, soprattutto, per quello di Rocca d'Evandro anche a causa della presenza del Castello", sottolinea "zi" Arturo. Le sue sono parole sagge di chi ha sofferto e di chi vorrebbe che i Centri Storici continuassero ad essere sicuri punti di riferimento!
In verità l'attività amministrativa del Comune di Rocca d'Evandro, in questi ultimi anni è stata attenta al recupero del Castello e alla riqualificazione del patrimonio storico, artistico, culturale ed ambientale dei Centri di Rocca, di Camino e di Cocuruzzo tramite la salvaguardia della presenza antropica perché presupposto per la conservazione della loro identità storico-culturale. Su questi presupposti reali, non appare inutile sperare che, tra le tante iniziative che potrebbero sorgere, le attività artigianali di cui parla con velata malinconia "zi" Arturo trovino proprio nei Centri Storici recuperati il luogo ideale per la loro rinascita anche se in forme e in modi diversi dalla secolare tradizione ormai persa.

Ugo Marandola

 

 

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