ALLA RICERCA DI ANTICHI MESTIERI: LU SCARPARU
Falegnami, sarti, ciabattini,
fabbri, muratori, tessitrici, maniscalchi, frantoiani,
carbonai hanno fatto, nel tempo, la storia artigianale
di Rocca d'Evandro. A conduzione spesso individuale o
familiare, l'attività era localizzata nei Centri di
Camino e di Cocuruzzo e soprattutto nel Centro Storico
di Rocca, sede del Municipio, delle Poste, della
Caserma dei Carabinieri, della Farmacia, di studi
medici e di negozi di alimentari, tra cui spiccavano
le macellerie, il bar in Piazza Fanelli e la Cantina
denominata "lu puzzu".
Una lunga tradizione che trova punti di riferimento
nell'XI secolo allorquando, attorno ai Centri e al
Castello si svolgeva una fiorente attività
artigianale, di contorno a quelle giudiziarie ed
amministrative. Queste ultime erano organizzate a
forma piramidale con a capo il Rector e come punto di
riferimento i Coloni o Rustici dediti alla
coltivazione della terra, i Milites e i Mediocres (in
genere borghesi : medici e avvocati) e gli Artigiani
rientranti nel Populus. Da un censimento fatto nel
1817 sulla popolazione comunale risulta che essa
contava 1817 anime : c'erano 11 sacerdoti e 1697
persone (possidenti : 193 - arti liberali : 11 -
agricoltori : 636 - artigiani e domestici : 21). In
verità c'è da presumere che le attività artigianali
dovessero essere molte di più in quanto sul territorio
comunale erano praticati altri utili mestieri, quali
la mulitura dei cereali per la presenza di vari mulini
azionati dai corsi d'acqua, nelle località Camino,
Campolongo (mulino Ciaraldi) e Cocuruzzo, il fiume
Peccia per la piana di Rocca (mulino Coppola).
Arturo Fascione, 91 anni, abitante da sempre in Rocca
d'Evandro-Centro Storico, lucido trasmettitore di
vecchie notizie, per decenni calzolaio ovvero
"scarparu", appoggiato sul muro del Torrione e con lo
sguardo rivolto alla piana del Garigliano, all'abbazia
di Montecassino e ai monti delle Mainarde, opera una
amara constatazione sui tempi che furono e sulla
realtà odierna, sulle trasformazioni epocali dovute
alle continue invenzioni, sulla popolazione in
decremento demografico e sul fatto che nel Centro
Storico le persone anziane sono più numerose di quelle
attive. Forse per il ricordo incancellabile del suo
vecchio mestiere di "scarparu" riflette sui giovani
che non amano i lavori di una volta e che, invece,
potrebbero essere ancora fonte di reddito. Tra
l'altro, dice "... sul territorio comunale esiste oggi
un solo falegname, pochi muratori, non vi è più un
sarto, per solare le scarpe bisogna andare a
Cassino....e pensare che nel solo Centro Storico di
Rocca d'Evandro, tra il 1930 e il primo decennio del
dopoguerra, vi erano 7 falegnami, 4 sarti, una ventina
di calzolai, e poi 3 barbieri, 2 cantine, 3
macellerie; decine e decine di ragazzi apprendisti
frequentavano le botteghe o erano al seguito dei vari
artigiani. Fino agli anni '60, quando ancora non era
stato ripristinato il mercato settimanale del martedì,
la domenica in Piazza Fanelli e qui sul Torrione si
svolgeva un vero e proprio mercato e vi era una grande
affluenza di persone che dalla campagna venivano al
Centro Storico per fare le ordinazioni dei lavori o
per parlare con gli artigiani". Vita vissuta, storie e
storielle circa le attitudini e la bravura dei Maestri
Artigiani, scorci di vita dei giovani apprendisti che
dall'intero territorio roccavandrese ed anche dalle
zone circostanti ogni giorno, a piedi e in ogni
stagione, si recavano al lavoro, sono state dette e
ridette dai protagonisti ma la fretta, la sbadataggine
e la falsa consapevolezza che tutto è eterno hanno
impedito, anche a chi scrive, di raccoglierle e di
consegnarle alla memoria futura.
Quei Maestri Artigiani sono
scomparsi nei primi anni del dopoguerra, degli
Apprendisti diventati essi stessi insigni Artigiani
pochi sono in vita ed alcuni impossibilitati a
trasmettere le esperienze vissute.
Giovanni, prossimo a 94 anni, per lungo tempo
"scarparu", dice: "...andare al Centro Storico ogni
giorno dalla campagna, a piedi e in gruppo, con
qualsiasi temperatura, era faticoso ma lo facevamo con
entusiasmo e con amore..., e poi che soddisfazione ho
provato quando ho aperto bottega a Selvone di Cassino
e a Campolongo!". Dai ricordi ad un appello per il
futuro degli antichi mestieri.. "I Mastri,
accompagnati dai giovani apprendisti, nel corso della
settimana, si recavano anche presso le agitazioni
private per svolgere le loro mansioni...tutto ciò è
scomparso e non credo che possa ritornare, a meno che
qualcosa di concreto si faccia per i Centri Storici e,
soprattutto, per quello di Rocca d'Evandro anche a
causa della presenza del Castello", sottolinea "zi"
Arturo. Le sue sono parole sagge di chi ha sofferto e
di chi vorrebbe che i Centri Storici continuassero ad
essere sicuri punti di riferimento!
In verità l'attività amministrativa del Comune di
Rocca d'Evandro, in questi ultimi anni è stata attenta
al recupero del Castello e alla riqualificazione del
patrimonio storico, artistico, culturale ed ambientale
dei Centri di Rocca, di Camino e di Cocuruzzo tramite
la salvaguardia della presenza antropica perché
presupposto per la conservazione della loro identità
storico-culturale. Su questi presupposti reali, non
appare inutile sperare che, tra le tante iniziative
che potrebbero sorgere, le attività artigianali di cui
parla con velata malinconia "zi" Arturo trovino
proprio nei Centri Storici recuperati il luogo ideale
per la loro rinascita anche se in forme e in modi
diversi dalla secolare tradizione ormai persa.
Ugo Marandola
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