MONDO SOMMERSO |
Novembre 1993 | |
UN FIUME DI STORIA...
Il Garigliano, che si forma dall'unione del Liri con il Gari, nell'ultimo tratto segna il confine tra Lazio e Campania per poi sfociare nel Golfo di Gaeta. Le sue acque sono utilizzate principalmente per scopi industriali ed irrigui, vi sorgono anche delle centrali elettriche e un impianto elettronucleare, oggi non piu' attivo, oggetto di feroci polemiche ambientalistiche che, si dice, contenga ancora un'enorme quantita' di materiale radioattivo estremamente pericoloso. Il bacino del Garigliano, essendo estremamente vario in termini geomorfologici, ha favorito da sempre la frequentazione umana. Il territorio ed il fiume hanno visto frequentazioni, stanziamenti e battaglie di notevole importanza storica. Il Garigliano ha costituito da sempre una via di penetrazione commerciale verso l'interno.
Conseguentemente, lungo il suo corso, sono state realizzate opere fisse sin dall'epoca preromana. Rispetto ad altri fiumi italiani il Garigliano ha avuto molta attenzione in termini di ricerche archeologiche subacquee. Nel 1966 e 1967 una importante missione statunitense, guidata dall'archeologo Prof. Dominque Ruegg (della quale facevano parte tra gli altri H. Hoskins della University of Chicago, J. Huston President of Council of Underwater Archaeology, F. Harris e G. Kapitaen) ne studio' una buona parte.
Questa missione, oltre ad effettuare importanti prove e ricerche con il mud-pinger appena inventato da Dr. H. Edgerton del Massachussetts Intitute of Technology, ha portato una considerevole conoscenza del tratto terminale del fiume documentando i lavori con rilievi di straordinaria precisione ed accuratezza. Altre missioni statunitensi sono seguite negli anni '80 confermando la straordinaria ricchezza del fiume, rilevando e recuperando numerosi frammenti architettonici, statuette, terrecotte, ceramiche di uso domestico, anfore, strumenti medici e da toletta, chiavi di bronzo, serrature, fibule ed anelli in bronzo ed oro e monete. Le monete apparirono, come oggi, frequentissime; se ne recuperarono di Greche, Repubblicane, Primo Impero, Medio Impero e Tardo Impero.
Sullo stato ambientale del fiume non disponiamo di dati certi ma non serve certo una grande fantasia per immaginarli a conferma di uno stato di salute pessimo. Oltre agli agenti inquinanti tipici dei nostri fiumi, come fogne e scarichi industriali, si aggiunge una ricca gamma di rottami, automobili, nasse, reti e alberi che non facilitano il lavoro. Mario Mazzoli
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