N. 1 - 15 Gennaio 2006

 

Rocca d'Evandro

LE SCAFE DEL FIUME GARIGLIANO

 

Al fine di consentire il transito di persone, animali e cose sul corso dei fiumi Rapido, Liri e Garigliano, da tempo remoto, vale a dire pressappoco dal XII secolo, rinveniamo la presenza delle Scafe per l'inesistenza di ponti o guadi che avessero permesso un facile ed agevole attraversamento da una sponda all'altra. In particolare si annoverano le Scafe di Roccaguglielma (Esperia), di S. Giorgio, di S. Apollinare, di Vandra o S. Ambrogio, di Mortola o Sant'Andrea e del Garigliano, quest'ultima posta al di sotto degli attuali stabilimenti balneari in lenimento di Castelforte.

Dal Regestum II, Bernardi abbati (Archivio di Montecassino) si evince che, proprio al tempo dell'abate Bernardo I Ayglerio (1263-1282), furono avviate delle indagini per verificare le spettanze dei diritti di Montecassino per l'attraversamento di detti fiumi e, singolare e circostanziato, risulta il testo dell'Inquisitio riportato da G. Ghialvo e liberamente tradotto dal prof. Emilio Pistilli, di cui ci sembra significativo riportare alcuni passi "E’ accertato che chiunque attraversi a piedi con le predette scafe è tenuto al pagamento di 9 grana allo scafaiuolo cassinese", " II mastro carpentiere che attraversa con i ferri del mestiere deve pagare un pedaggio di 12 grana e mezzo ", "La meretrice deve pagare 12 grana e mezzo", "Chi vende oppure trasporta pettini per cardare la lana, la canapa e il lino deve pagare per ciascuno 12 grana e mezzo; ugualmente il mastro o il venditore di seta", "Chi attraversa con cavalli, muli o asini carichi di libri rilegati con copertina paga 12 grana e mezzo. Se invece porta un libro non rilegato non paga nulla".

Risulta evidente che le entrate di Montecassino sono dipese, nel corso dei secoli, essenzialmente dalle condizioni economiche e sociali caratterizzanti i vari periodi storici: si nota una forte attività scafistica nel 1500, ancora nel 1700 e ancora nel periodo anteriore al secondo grande conflitto mondiale; nel periodo bellico, gli alleati, per spezzare la Linea Gustav, facendo ricorso a frequenti e massicci bombardamenti, distrussero ogni forma di attività esistente sul Garigliano, ivi compreso il Ponte di S. Ambrogio e, in parte, le attività scafistiche. Nel dopoguerra, anche a causa dell'opera di ricostruzione dei ponti, hanno continuato a funzionare solamente le Scafe di Esperia e di Mortola.

La Scafa di Mortola, ultima a cessare il suo funzionamento (considerata strategica e di primaria importanza sia per il volume d'affari che per la fruizione della popolazione di centri come Mortola, Cocuruzzo, Calabritto, Galluccio, S. Carlo, Campolongo e Camino), era ubicata in località La Starza, a poca distanza delle Solfatare o "Mofete" (di cui avremo modo di parlare in altra occasione), e a circa 1 Km. dallo storico attracco romano denominato "Porto di Mola"; essa era posta, in verità, in un punto ideale tra le due sponde, quella di Rocca d'Evandro e quella contrapposta di Sant'Andrea, dove il letto del fiume scorreva e scorre quasi allo stesso livello del terreno circostante.

  La sua ultima attività (fino al 1958) è consistita  come mezzo di passaggio da una sponda all'altra.  Il  servizio  era tenuto da una famiglia privata che traeva sostentamento dal costo dei pedaggi, calcolato annualmente in natura nella misura di un tomolo  di  grano   o    del suo valore in moneta per gli utenti abitudinari e  nella  misura di mezzo tomolo  o   del  suo valore  in  moneta per coloro  che  ne  facevano  un minore uso.  Antonio Fargnoli, 95 anni ben portati, originario di S. Andrea del Garigliano e  residente nella frazione Mortola di Rocca d'Evandro dal  1936,  dice:

Scafa del Garigliano, inizio anni '50 - Foto: Biblioteca Comunale di Sant'Apollinare

 "La scafa attraversava il fiume continuamente durante la giornata; essa era una zattera che il proprietario, "lu scafaiuolu ", teneva diritta nel suo breve tragitto tramite una corda di ferro, sorretta da 2 pali per parte ben ancorati al terreno delle 2 sponde, la quale, chiamata "lu sartu ", scorreva su due pezzi di ferro tenuti da 2 paletti verticali posti sul lato destro della zattera stessa; in occasione delle forti correnti d'acqua, "lu scafaiuolu" era aiutato a tenere "lu sartu" dai clienti trasportati. L'ultimo scafaiuolu si chiamava Giuseppe Casale, insignito della croce di cavaliere di Vittorio Veneto, che svolgeva il lavoro coadiuvato dal consuocero chiamato "criccuozzo" e da Peppella sua 3ª moglie ".
   La Scafa era adibita al trasporto di persone, di animali, qualche volta anche di carretti trainati dagli asini, di merce varia e l'attività maggiore si svolgeva nelle giornate di giovedì in occasione del mercato di S. Giorgio a Liri, di venerdì per il mercato di S. Apollinare e di domenica per quello di S. Clemente di Galluccio.

"La scafa di Mortola ha continuato a funzionare durante la guerra, anche se in modo alterno; dopo il conflitto, proprio per la sua presenza in loco, alcuni benestanti cittadini di S. Andrea hanno comprato i terreni a Mortola e alcune famiglie, tra cui la mia, sono venute qui a coltivare la terra quali coloni, e ciò spiega la presenza di tanti cognomi propri di S. Andrea. La scafa trasportava, durante il periodo estivo, finanche la trebbiatrice" aggiunge Antonio con orgoglioso atteggiamento.

Il "servizio di andata e ritorno" era quasi continuativo nell'arco della giornata in quanto, Giuseppe e Peppella, i proprietari, abitavano sulla sponda di S.Andrea, in una casetta posta su un rialzo del terreno per evitare conseguenze derivanti dalle esondazioni del Garigliano durante il periodo invernale; all'abbisogna, il traghettamento avveniva anche di notte chiamando ad alta voce, dalla riva di Mortola, Peppella la quale aveva "il sonno leggero".

Nel 1958, i proprietari arrivarono alla convinzione che sarebbe stato necessario ripristinare il tutto per la vetustà dell'apparecchiatura; dopo non facile riflessione decisero di sospendere definitivamente il servizio a causa della minore redditività dello stesso e per il fatto che il passaggio da e verso Sant'Andrea, Vallemaio, S. Giorgio era oramai ben assicurato dai ponti di S. Ambrogio, già ricostruito nel 1946, e di Suio Terme.

"Quasi ogni giorno, prima e dopo la Guerra, attraversavo con mia madre il fiume e, tramite la Scafa, venivo a coltivare la terra in Mortola; la domenica portavamo le fascine di fieno,i "truocchi", qualche gallina e uova al mercato di S. Clemente e con il ricavato compravamo gli alimenti necessari al sostentamento (pasta, olio, patate, castagne)...sono stati tempi di grandi sacrifici e di indicibili sofferenze " ci tiene a precisare Filomena Broccoli, 85 anni, originaria di S. Ambrogio e abitante in Mortola dal 1944; con fierezza, ma anche con tanta malinconia per gli anni oramai andati, e ricorda: "...che paura ma anche quanta gioia ad attraversare con la scafa; ancora oggi mi capita di andare ad osservare il fiume in località La Starza, esso è là quasi immutato...ma senza la scafa! E, allora, il pensiero va ad una giornata particolare, il "sabato della passione" di ogni anno in occasione della Festa di S. Maria di Mortola che si teneva, e si tiene tutt'ora, nella vecchia Chiesa, ora in fase di restauro, quando molti fedeli venivano a Mortola da tutte le località con particolare riguardo da S. Carlo di Sessa e da "chill'attu" ovvero dalla riva destra del Garigliano proprio tramite la Scafa. "
   Ogni anno, tra i mesi di luglio ed agosto, sulla strada che dalla collina di Sant'Andrea scendeva verso il porticciolo, veniva organizzata "La Festa della Scafa" che vedeva la partecipazione della popolazione delle comunità poste sulle due rive del Garigliano. Mario Casale, abitante alla frazione "Fosso dell'Isola" di Rocca d'Evandro e nipote dell'ultimo scafaiuolu Giuseppe, dice "ero bambino ma ricordo perfettamente e con nostalgia la festa della scafa; ognuno portava da mangiare e mio nonno, lu scafaiuolu, era il personaggio più festeggiato...si mangiava a sazietà, si beveva il buon vino paesano e si ballava fino all'alba del giorno successivo allorquando nonno Giuseppe doveva riportare la gente in questa parte del fiume per il ritorno a casa ".

Ugo Marandola
 

 

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