ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA WILDERNESS

COMUNICATO STAMPA

 

18 Ottobre 2005

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LUPI NEL CASERTANO

NON SERVE UN PARCO, MA PRONTI E SOSTANZIOSI INDENNIZZI SI’

nell’Area Wilderness Monte Camino (Rocca d’Evandro)

 

Desta meraviglia la presa di posizione dell’amministrazione comunale di Rocca d’Evandro, che alla notizia della presenza di lupi sulle montagne comunali dominate dalla vetta del Monte Camino, ha richiesto alla Regione Campania l’istituzione di un'oasi o Parco per poter difendere quest’animale.

  

La presenza del lupo, peraltro già segnalata in passato almeno per la vicina montagna di Cesima in Comune di Mignano Monte Lungo, è certamente una buona notizia, ancora un segno che la popolazione di questa specie è notevolmente aumentata. Ciò non toglie che immaginare che tali animali possano restare stabili attorno al Monte Camino sia assolutamente inverosimile, per il notorio ampio territorio di vita di cui i lupi hanno bisogno; pertanto sul Monte Camino saranno sempre presenti in modo erratico.

 

Importante è invece cercare di ottenere al più presto l’intervento delle autorità preposte affinché i danni arrecati da questi lupi siano subito indennizzati, ed anche lautamente, senza troppi dettagli nello stabilire se poi trattasi veramente di Lupo o non di cani inselvatichiti o comunque randagi: la già scarsa attività pastorizia merita di essere tutelata quanto meno al pari del Lupo. E non è che ciò si otterrà mediante un Parco Regionale con tutti i vincoli che queste istituzioni prevedono (spesso vessatori proprio per chi svolge attività di sfruttamento delle risorse naturali rinnovabili). Così come è errato credere che gli indennizzi spettino solo se i danni vengono arrecati in un Parco.

 

Ovunque il lupo non è difatti minacciato dai cacciatori (è estremamente difficile per loro giungere a tiro della bestia), bensì dai pastori esasperati per i danni, i quali difendono i loro armenti mediante bocconi o carogne avvelenate. Ragion per cui, l’accettazione di questi animali non la si ottiene aggiungendo motivi di esasperazione ad altri motivi di esasperazione, ma intervenendo subito con giusti e sostanziosi indennizzi in danaro a chi dai lupi ha subito danni. Un divieto di caccia sul Monte Camino diverrebbe solo una punizione per i cacciatori onesti, senza minimamente incidere sull’attività dei bracconieri o su quella di eventuali pastori esasperati.

 

Non va poi dimenticato che tutta la zona di elevato valore ambientale del Monte Camino è già oggi tutelata da quelle che sono di fatto due Aree Wilderness designate dall’amministrazione comunale nel 1997, allora guidata dal Presidente della Comunità Montana Antonio Marandola: Il Monte Camino vero e proprio, di  840 ettari, e L’Acquapendola di  200 ettari. Una tutela che assicura la salvaguardia della montagna senza penalizzare alcuna attività agricola, né quella venatoria, e carente, purtroppo, solo in un punto: il non avere una visibilità sul territorio, tanto che la sua esistenza è da molti ignorata.

 

Per questa ragione è intenzione della scrivente Associazione proporre al più presto una sua tabellazione, cosa che favorirà certamente una migliore conoscenza di questa moderna realtà conservazionista che ha ormai esempi in tutta Italia (sono 38 le Aree Wilderness finora designate), l’ultima delle quali verrà inaugurata il prossimo novembre nei Comuni di Roccaromama e Pietramelara, dove alla presenza di importanti autorità del mondo ambientalista e di amministratori pubblici si terrà una cerimonia di presentazione dell’Area Wilderness Monte Maggiore.

 

                                                                                  IL SEGRETARIO GENERALE

                                                                                                (Franco Zunino)

 

Murialdo, 18 Ottobre 2005

 

 

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