Rocca d'Evandro nel mondo
I suoi antenati sono partiti da Rocca d'Evandro per il Brasile nel 1897.
Il Prof. Antonio Folquito (Folchitto) Verona è nato a Bauru, nello stato di San Paolo, in Brasile, il 7 dicembre 1950. Laureato in Storia, ha ricevuto il titolo di Master in Storia (Storia e Società) nella Facoltà di Scienze e Lettere di Assis nel 1993 ed il titolo di Dottore in Storia Economica nella Facoltà di Filosofia, Lettere e Scienze Umane dell'Università di San Paolo nel 1999. Dal 1989 è professore di Lingua e Letteratura Italiana nel Corso di Lettere della Facoltà di Scienze e Lettere di Assis - Campus dell'Università dello Stato di San Paolo (UNESP). Ha pubblicato vari testi relativi alle sue ricerche su riviste e libri che discutono le questioni migratorie in Brasile; è autore di un'interessante indagine sul fenomeno dell'emigrazione vissuta da circa 288 famiglie di Schio (Vicenza) che alla fine del XIX sec. partirono in massa per il Brasile. È stato Consigliere Comunale a Lins per il Partido dos Trabalhadores (PT) nel mandato 1997-2000 e rieletto nel mandato 2001-2004; è stato Assessore Comunale a Lins per la Pubblica Istruzione dal 2001 al 2004. Coordina, attualmente, il progetto del corso di estensione culturale "A Lingua Italiana ao alcance de todos" totalmente gratis e aperto alla comunità di Lins (112 iscritti). Partecipa sovente ad eventi nazionali e all'estero per discutere il tema dell'emigrazione da Schio al Brasile, come ha fatto nel XXVII Convegno Internazionale di Americanistica, svoltosi a Perugia dal 5 al 7 maggio 2005. Il suo nonno materno Ilario Folchitto nacque a Rocca d'Evandro dove visse fino all'età di 18 anni, quando insieme a tutta la sua famiglia partì per il Brasile...Per maggiori dettagli potete leggere di seguito l'autobiografia del Prof. Antonio Folquito (Folchitto) Verona, gentilmente concessa dall'autore.
ANTONIO FOLQUITO (FOLCHITTO*) VERONA
AUTOBIOGRAFIA
Nota: Nella versione italiana, curata dal Prof. Benedetto Di Paola, si è cercato di conservare la cadenza originale dell’autore.
Ringraziamenti
Per iniziare, devo porgere un ringraziamento speciale a due persone molto importanti per la stesura di queste pagine autobiografiche: a Marcello Limoli, un amico di Schio che qualche anno fa si recò personalmente all’Ufficio Anagrafe del Comune di Rocca d'Evandro per cercare due documenti relativi ai miei antenati; al signor Giuseppe Giovini che, con impegno eccezionale, negli ultimi tempi mi ha reso una quantità enorme di dati riguardanti la mia famiglia che, d’altronde, mi hanno concesso la possibilità di adoperare tanto le informazioni precedenti quanto quelle colte "in loco", a cui non avrei mai potuto accedere dal Brasile, dove vivo, permettendo così l'elaborazione del testo che segue.
Il Prof. A. Folquito Verona parla durante un raduno di professori e studenti per discutere la difesa dei diritti umani (Campus di Lins, Università Metodista di Piracicaba, UNIMEP 2000)
Prima parte
i folchitto
Le origini dei Folchitto viste attraverso la memoria familiare
Il cognome della mia famiglia materna ha un’origine molto antica; risale alla dominazione spagnola nel Meridione dell’Italia, iniziata nel XVI secolo. I Folchitto, secondo i rapporti dei miei antenati, erano pastori che nacquero e vissero per secoli in località vicine a Galluccio (terra del mio bisnonno) e a Rocca d'Evandro (dove nacque mio nonno), in provincia di Caserta (Regione Campania). Da Rocca d'Evandro mio nonno ed i suoi fratelli e cugini, da fanciulli, andavano a giocare sulla collina del famoso Castello e, da quanto si sa, salivano pure a Monte Camino.
L’antenato più anziano che riuscii a rintracciare fu il mio trisavolo che si chiamava Giuseppe FOLCHITTO, che con sua moglie Maria Carmina SCIONE ebbe, tra gli altri possibili (visto che non so finora se effettivamente esistettero), due figli: il più vecchio Giambattista (Galluccio 1840/41 – ?) e mio bisnonno Stefano che prese il nome del santo patrono del suo paese di nascita (Galluccio 1845 – Arraial de Sousas-Campinas, Brasile 26.01.1920).
Stefano, malgrado fosse più piccolo di suo fratello, si sposò qualche anno prima con Carmina D'ANGELIS (Cocuruzzo 1849 – Lins, Brasile 19.03.1924), figlia di Domenico e di Maria RODI, allora residente nella sua contrada di nascita. Dopo il matrimonio, avvenuto a Rocca d’Evandro il 07.10.1871 (lui aveva 26 anni e lei ne aveva 22), andarono ad abitare inizialmente a Cocuruzzo, contrada dove era nata Carmina. All'inizio del 1876 erano in Via Spinosa (tra Cocuruzzo e Mortola); tra il 1878 e il 1880 si trasferirono in Via Caminate. Dal loro matrimonio nacquero:
Giuseppe (Cocuruzzo 02.10.1872 – ?; Registro Anagrafe 91/1872); Maria (Cocuruzzo 14.07.1874, ore 16:00 – Buenos Aires ?; Registro Anagrafe 57/1874); Emilia (Rocca d'Evandro, Via Spinosa 27.02.1876, ore 02:15 – ?; Registro Anagrafe 30/1876); Ilario, mio nonno (Rocca d'Evandro, Via Spinosa 28.03.1878, ore 07:30 – Lins, Brasile 20.07.1958; Registro Anagrafe 28/1878); Giuseppe Rocca d'Evandro, Via Caminate 06.12.1880, ore 01:15 – ?; Registro Anagrafe 55/1880); Talia (“Tuglia” nei registri dell'Hospedaria dos Imigrantes a São Paulo), dalla famiglia soprannominata Adele; Rocca d'Evandro, Via Caminate 04.06.1882, ore 03:30 – Getulina, Brasile 11.06.1960; Registro Anagrafe 49/1882) e Antonio (Rocca d'Evandro, Via Caminate (?)1889 – Jundiaí, Brasile 1951)
Giambattista si sposò tra il 1872 e il 1873, probabilmente a Rocca d'Evandro, con Francesca MAZZONNA, figlia di Giovanni, nata a Mortola in data ancora sconosciuta. Dai documenti si può dedurre che abitarono a Cocuruzzo fino alla metà del 1874. Successivamente andarono ad abitare in Via Spinosa e dopo in Via Caminate, tra il 1883 e il 1885. Dal loro matrimonio nacquero:
Maria Carmina (Cocuruzzo 02.05.1874, ore 11:00 – ?; Registro Anagrafe 47/1874); Giacomo (Rocca d'Evandro 16.11.1876, ore 02:30 – ?; Registro Anagrafe 107/1876); Maria Angela (Rocca d'Evandro, Via Spinosa 29.03.1881, ore 23:00 – ?; Registro Anagrafe 17/1881); Stanislao (Rocca d'Evandro, Via Spinosa 23.10.1882, ore 12:00 – ?; Registro Anagrafe 95/1882); Adele (Rocca d'Evandro, Via Caminate 30.07.1885, ore 3:30 – ?; Registro Anagrafe 69/1885).
Della famiglia di Giambattista FOLCHITTO, fratello di mio bisnonno, non si seppe più nulla. Nella nostra memoria familiare non è rimasta nemmeno qualche informazione su di loro. Solo in questi ultimi giorni (aprile 2005) ho saputo, grazie alle ricerche del signor Giovini, che Giacomo e Adele, figli di Giambattista, emigrarono a Montreal in Canada nei primi anni del 1900. Ci rimasero soltanto i ricordi delle vicende e dei fatti accaduti ai nostri antenati più prossimi, che cerco adesso di ricostruire.
Mio bisnonno Stefano, nacque in una famiglia di pastori di pecore molto povera. Appena sposato, si lasciò coinvolgere, inavvertitamente e stoltamente, negli affari del cosiddetto "brigantaggio" organizzato e si diede alla macchia. Il brigantaggio già allora era assai diffuso da quelle parti visto che l'inserimento in una di quelle bande rappresentava la garanzia di sopravvivenza personale e familiare per coloro che erano disoccupati e che vivevano in condizioni di estrema povertà, condizione generale in cui giacevano le classi lavoratrici nel Meridione, specialmente dopo l’unificazione con il Nord dell’Italia. Quando scoprì quali potevano essere le conseguenze di quell’atteggiamento, Stefano passò a nascondersi dai suoi vecchi compagni che, a loro volta, lo cercavano temendo che raccontasse i loro segreti alla polizia.
Fu allora che mio bisnonno si risolse a partire, lasciando la famiglia a Rocca d'Evandro, per andare a lavorare nelle miniere di carbone nel Nord della Francia. Soltanto alcuni anni dopo ritornò in Italia. Coincidentemente e rassomigliandogli per quel che riguarda l'origine sociale, il padre di mia nonna materna, Domenico Matera (nato in un paese in provincia di Benevento nel 1857 e morto all’Arraial de Sousas, Campinas, Brasile il 5.6.1902), lavorò anche come minatore in quella stessa regione dove, qualche tempo più tardi, fu vittima di un incidente all'interno di una di queste miniere. Dopo l'accaduto Domenico non riuscì più a guarire completamente fino alla sua morte, in Brasile; aveva soltanto 45 anni.
La venuta dei FOLCHITTO in Brasile e l'arrivo fino a Lins
Il 20 febbraio 1897 un piccolo gruppo della famiglia FOLCHITTO si imbarcò a Genova sulla nave "Arno", diretta al porto di Santos. Il 12 marzo seguente ivi sbarcarono: Stefano, mio bisnonno, 52 anni; Carmina, mia bisnonna, 47 anni; i rispettivi figli: Maria, 22 anni; Ilario, mio nonno, 18 anni; Tuglia, (detta Adele, ma in effetti Talia), 14 anni; Antonio, 8 anni.
Raggiunsero l'altopiano di Piratininga nello stesso giorno e fecero ingresso nell'Hospedaria dos Imigrantes a São Paulo, localizzata in via Visconde de Parnaíba, nel quartiere Brás. Ci rimasero per vari giorni finché un proprietario terriero, José d'Oliveira Bueno Prato, li portò, insieme ad altri immigrati italiani, nella sua fattoria a Bragança Paulista, non troppo distante dalla città di São Paulo e dove, allora, coltivava le piantagioni del caffè. In questa regione restarono per alcuni anni finché decisero di emigrare di nuovo; questa volta verso l'Argentina.
Si stabilirono a Buenos Aires. Ivi, mio nonno Ilario vendeva il latte per le strade mungendolo direttamente dalla mucca, come si racconta in famiglia. A sua sorella Maria, la più vecchia, piacque un giovane immigrato italiano e con lui si sposò. Qualche tempo dopo i miei bisnonni si risolsero a ritornare in Brasile. Lasciarono la figlia più vecchia, ormai sposata, a Buenos Aires. Su di lei, col passare degli anni, le notizie diminuirono e pochissime informazioni ci restarono. Si sa, intanto, che non ebbe figli e morì nella capitale argentina. Il grosso della famiglia ritornò, però, alla coltivazione del caffè nello Stato di São Paulo, in un paese del comune di Campinas chiamato Arraial de Sousas, in una fattoria designata Fazenda São José. Mio nonno, da quando era arrivato dall’Italia, piangeva sovente di nostalgia per la sua cara Rocca d’Evandro. Questa memoria non lo abbandonò mai. Ne raccontava frequentemente ai suoi fanciulli. Arrivati proprio all’Arraial de Sousas i FOLCHITTO vennero a conoscere i miei antenati della famiglia Matera, oriundi di un paese, che finora mi è ignoto, della provincia di Benevento.
Appartenente alla stessa origine sociale, anche Domenico, il padre di mia nonna materna Rosa, prima di arrivare in Brasile aveva fatto l’emigrante e lavorato come minatore nella medesima regione dove lavorò mio bisnonno FOLCHITTO. Non ebbe, però, la stessa fortuna del suo congenere poiché finì vittima di un incidente accaduto nel sotterraneo della miniera in cui lavorava. Malgrado fosse stato estratto salvo, rimase fino alla morte (a 45 anni) ammalato a causa dei danni irreparabili allora subiti. Fra gli antenati i Matera furono i primi ad arrivare in Brasile. Si imbarcarono a Napoli l’11 marzo 1895 sul piroscafo “Maranhão” e sbarcarono il 4 aprile seguente, al porto di Santos. Erano ridotti in pochi: il babbo, mio bisnonno Domenico, sua moglie, mia bisnonna Grazia MASSARO (in provincia di Benevento 1855 – Getulina 26.12.1939), ed i suoi due unici figli: Felippo (in provincia di Benevento 07.02.1885, probabilmente Filippo per l’Anagrafe italiana – Getulina 15.02.1954), il primogenito, di 10 anni; Rosa (in provincia di Benevento 18.06.1889 – Lins 16.02.1959), mia nonna, di 6.
I MATERA entrarono nello stesso giorno all’Hospedaria dos Imigrantes del Brás, a São Paulo, diretti tutti, poco dopo, alla stessa fattoria Fazenda São José del distretto Arraial de Sousas a Campinas dove sarebbero arrivati alcuni anni più tardi anche i FOLCHITTO.
Tanto i FOLCHITTO quanto i MATERA presero, in momenti diversi, lo stesso sentiero aumentando, così, la fiumana che costituì la “Grande Immigrazione” (1885-1920) e che portò in Brasile quasi un milione di lavoratori italiani. Ambedue le famiglie s’incontrarono sul medesimo suolo vivendo insieme dello stesso lavoro e trovandosi settimanalmente nei riti religiosi o nel ballo del sabato sera. Parlavano praticamente lo stesso dialetto. Questi incontri fecero sì che a Felippo piacesse Tuglia (di soprannome Adele) e a Ilario piacesse Rosa.
Gli zii Tuglia Folchitto (nata a Rocca d’Evandro) e Felippo MATERA. Getulina, Brasile (Anni ‘40).
Così tutti e quattro i fratelli si trasformarono in due coppie di sposi formando due nuove entità familiari: i Matera-Folchitto e i Folchitto-Matera. Prima si sposarono Filippo MATERA e Tuglia FOLCHITTO e, più tardi, il 03.06.1905, all’Arraial de Sousas, Ilario FOLCHITTO e Rosa MATERA, che sarebbero diventati i miei nonni materni. Da allora in poi non si distaccarono mai tra di loro per molto tempo.
I miei nonni materni: Rosa MATERA e Ilario Folchitto (nato a Rocca d’Evandro). Lins, Brasile (Anni ‘50).
All'Arraial di Sousas, i Folchitto-Matera, il mio ramo familiare, ebbero i loro primi frutti: Emília (24.05.1906 – Lins 18.07.1959); Anunciata (1908 – morta undicenne); Estevão (1910 – Santo André 22.08.1910); João (30.05.1912 – Lins 16.10.1994); Carlos (1914 – morto a due anni); Conceição, soprannominata Concetta (26.03.1915 – Lins ...01.1990); Domingos, morto a due anni e mezzo. Malgrado stesse costituendo, già allora, una famiglia abbastanza numerosa, mio nonno Ilario non desistette di ritornar in patria. Voleva ardentemente rivedere la sua indimenticabile Rocca d’Evandro e lì rimanere per sempre. In uno di quegli anni, cercò, addirittura, di comprarsi i biglietti per il viaggio in nave coi soldi ricavati dalla vendita del caffè appena raccolto. Purtroppo la somma raggiunta non fu sufficiente per realizzare il suo desiderio; così finì per restare definitivamente in Brasile.
Nel 1918 mio nonno credette che era tempo di traslocare. All’interno dello Stato le piantagioni di caffè aumentavano ogni giorno e la gente ci arrivava da ogni parte del mondo aspettando di arricchirsi in poco tempo con la produzione dell’oro verde. Ilario arrivò da solo nel comune di Lins (circa 450 chilometri da São Paulo), verso Ovest, per lavorare pure lui nelle piantagioni di caffè. Subito dopo tutta la famiglia ivi si radunò. Così, dal 1917, nacquero successivamente: mia madre Angela (29.01.1921), nella fattoria del prete João Carelli chiamata “Amazonas”; sua sorella Antônia (24.10.1924 – Guarulhos 25.01.1997), nella fattoria del proprietario terriero Manoelito Junqueira; Antônio (nato morto) e, per ultimo, Maria José (24.03.1935 – Lins 18.07.1996), già in città.
Il bisnonno “Tatone”, come veniva chiamato dai parenti e dagli amici italiani, morì il 27 gennaio 1920, a 76 anni, nell'Arraial di Sousas (Fazenda Cabras). Allora mio nonno Ilario andò a prendere sua madre Carmina, ormai vedova, per farla abitare con lui a Lins. Lì visse fino al suo decesso, avvenuto nella fattoria del suddetto Manoelito Junqueira, il 19 marzo 1924 diventando, così, la prima persona della famiglia FOLCHITTO ad essere seppellita in quel Comune.
* Il cognome Folchitto all’anagrafe brasiliana è Folchito, Folquito oppure Forquito.
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