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di Don Angelo Pantoni
Biografia
Il
4 maggio 1988 moriva don Angelo Pantoni, monaco di Montecassino, ingegnere
e insigne studioso di archeologia e storia dell'arte cassinese, che
insieme con don Tommaso Leccisotti († 1982) e don Anselmo Lentini († 1989)
ha dato grande lustro alla storiografia medievale cassinese per oltre un
cinquantennio. Nacque a Firenze il 5 giugno 1905. Si laureò in ingegneria
civile nel 1928 presso l'Università degli Studi di Padova. Nel 1929, anno
del XIV centenario della fondazione di Montecassino da parte di S.
Benedetto, lasciò Firenze e venne sull'arce cassinese. Renato Pantoni
emise la sua professione religiosa il 1° maggio del 1931, prendendo il
nome di don Angelo. Fu ordinato sacerdote dall'abate Gregorio
Diamare il 3 novembre 1935.
Il grande monaco e studioso Don Tommaso Leccisotti, notando ben presto le
capacità di studioso di don Angelo, lo avviò agli studi che lo avrebbero
tenuto occupato per tutta la vita. Gli interessi del giovane Pantoni
furono rivolti all'archeologia, all'arte, alla storia del monastero di
Montecassino, del monachesimo e soprattutto alla spiritualità del mondo
monastico italiano ed in particolare della Congregazione Cassinese.
Il Pantoni cominciò a interessarsi anche dell'Osservatorio astronomico di
Montecassino e ne divenne il responsabile fino alla vigilia della guerra,
quando, nell'ottobre del 1943, dovette lasciare il monastero insieme alla
maggior parte della comunità monastica. Negli anni immediatamente
precedenti il bombardamento di Montecassino, per incarico dell'abate
Diamare, su
richiesta
della Soprintendenza
alle Antichità e Belle Arti, con molto impegno e competenza curò
le
planimetrie e le altimetrie
del
monastero. Un lavoro che si rivelò di grandissima utilità per la ricostruzione
dell'abbazia di
Montecassino,
perché, ritornato in sede dopo la guerra, il Pantoni fu uno
dei più validi collaboratori
dell'abate Ildefonso Rea nella immane opera di ricostruzione della
Casa
di S. Benedetto.
Un altro settore di studi che
don Angelo coltivò con passione e competenza, oltre all'archeologia, fu
l'arte cassinese medievale. Si prodigò molto per salvare gli ultimi
superstiti affreschi medievali ed in particolare la bella abside del
Crocifisso (ora custodita nella cappella di S. Anna a Montecassino) e gli
affreschi di S. Maria di Trocchio, conservati pure a Montecassino. Studiò
gli affreschi medievali di Sant'Elia Fiumerapido e di San Vittore del
Lazio (chiesa di San Nicola), che fece conoscere al grande pubblico con
due saggi ben documentati. Ancora utilissime sono le Ricerche
storico-artistiche su quasi tutti i paesi del Cassinate pubblicate nel
Bollettino Diocesano di Montecassino, e che ora si stanno ristampando in
singoli volumi. Una cura tutta particolare riservò pure per l'abbazia di
San Vincenzo al Volturno, per la quale pubblicò il volume "Le chiese e gli
edifìci del monastero di San Vincenzo al Volturno", Montecassino 1980
(Miscellanea Cassinese, 40).
Numerosissimi sono gli studi e gli interventi di don Angelo Pantoni,
pubblicati in riviste specializzate: la sua bibliografia raccoglie circa
trecento voci. Le recensioni e le segnalazioni bibliografiche sono invece
ancora di più.
Montecassino, 4 maggio
1998, decimo anniversario della morte di don Angelo Pantoni
Don Faustino AVAGLlANO
Note personali
●
Presentazione
...Ho avuto modo di incontrare
don Pantoni, a partire dalla metà degli anni '70, nel nostro Istituto,
mentre ne ero appena diventato bibliotecario. Ricordo un personaggio
discreto ed assorto nelle sue ricerche, una figura di studioso «di altri
tempi», di quelli prestigiosi, noti per la loro bibliografia, avendone
spesso incontrato il nome a firma di monografie, articoli in riviste
specializzate o atti di congressi, nell'ambito delle ricerche che compivo
allora per gli esami del corso di specializzazione del Pontificio Istituto
di Archeologia Cristiana...
...La formazione di don
Pantoni, laureatesi in Ingegneria all'Università di Padova, prima di
dedicarsi agli studi storici ed archeologici spiega certamente la
particolare ricchezza dei suoi interessi e della sua produzione
scientifica, nonché il suo rigore metodologico e le sue capacità tecniche,
ad esempio nel campo del rilievo, così essenziale per l'interpretazione
dei dati archeologici...
...Fu un convinto utilizzatore delle fonti, di tutte le fonti, di ogni
epoca, dando il giusto valore ai minimi resti archeologici, ai testi,
compresi quelli epigrafici, alla documentazione grafica, ai disegni di
tutte le epoche, senza dimenticare mai la dimensione religiosa del
messaggio di luoghi e monumenti cristiani plurisecolari.
Philippe PERGOLA
Rettore del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana
● ANGELO PANTONI: L'ARCHEOLOGO DI MONTECASSINO
Angelo Pantoni era
completamente sordo quando lo incontrai per la prima volta nel 1980.
Portava spessi occhiali, indossava una lisa tonaca e vecchi stivali!
Veniva regolarmente a visitare i nostri scavi a S. Vincenzo (S.
Vincenzo al Volturno), e sempre si mostrava entusiasta, pronto nella
battuta (un tratto toscano del suo carattere, egli diceva) e prodigo di
idee e informazioni. Ci ha consentito di capire monumenti che, visibili
trenta anni fa, sono oggi celati dalla vegetazione. In una occasione, con
la sua caratteristica energia, organizzò perfino il disboscamento del
sottobosco per persuaderci a scavare un edifìcio altrimenti invisibile.
Durante le sue visite traeva sempre dalle pieghe della sua tonaca un
blocco per note, un metro ed un apparecchio fotografico e, con grande
concentrazione, annotava e registrava le nostre ultime scoperte.
La sua passione per la storia
e l'archeologia era assolutamente contagiosa e rinfrancante. È stato un
privilegio averlo conosciuto anche perché, come tutti i grandi antiquari,
è stato egli stesso un pezzo di storia.
Richard HODGES
Archeologo inglese
● RICORDO DI DON ANGELO MONACO CASSINESE
La memoria cancella alcuni
ricordi, altri ne rafforza. È così che non mi ricordo come abbia preso
contatto la prima volta con don Angelo, né mi ricordo come lo avvisassi
delle mie visite in abbazia (forse, semplicemente, era la portineria che
provvedeva ad avvisarlo), ma me ne ricordo bene la figura eretta,
l'accento toscano della voce e soprattutto la sua lavagnetta portatile
sulla quale gli si formulavano le domande. Mi ricordo anche bene quanto
generosamente desse indicazioni sulla provenienza dei più diversi pezzi di
scultura, o di altro, a chi gliene chiedesse.
L'ordine di S. Benedetto e la
sua abbazia madre hanno avuto una lunga, gloriosa serie di monaci che
hanno dedicato la loro vita, giusto l'insegnamento del loro Padre, alla
preghiera e al lavoro, un lavoro intellettuale forte e fertile. Don Angelo
Pantoni è stato uno di questi, l'ultimo fra chi ci ha lasciato, ma non
certo l'ultimo della sua millenaria storia. Chi, come me, ha avuto la
fortuna di conoscere Lui stesso può ricordarsene la Sua immagine umana.
Con la lettura dei suoi scritti chi non l'ha conosciuto può coglierne
adesso, almeno in parte, la Sua immagine intellettuale.
Prof. Valentino PACE
Biografia di don Angelo Pantoni e note
personali tratte dal libro ANGELO PANTONI, Montecassino. Scritti
di archeologia e arte, I, a cura di FAUSTINO AVAGLIANO, Montecassino
1998 |
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